mercoledì 18 marzo 2015

Dario Fo: “Ci tengono in un recinto come cavalli e guai a fiatare” !!!


Ve la ricordate la parola pietà, pietas? Significava rispetto per il prossimo, comprensione, partecipazione. Oggi il verbo è lasciar correre, non prendere posizione, stare schiscio. Che paura”.
Dario Fopremio Nobel e 88 anni vissuti da combattente, confessa che quest’aria irrespirabile la sente “nelle telefonate che ricevo e in quelle che non ricevo”, “nelle sollecitazioni che mi arrivano e nelle richieste che scarseggiano”. Non è tempo per chi, come lui, non è uso girarsi dall’altra parte. Vanno più di moda quelli secondo cui Stefano Cucchi se l’è cercata perché la sua era una vita “dissoluta”, prende voti chi vuole cacciare gli immigrati perché “portano le malattie”, fa carriera chi manganella gli operai, prende applausi chi considera le coppie omosessuali un problema di ordine pubblico.
Ma una volta non sarebbe stato quantomeno sconveniente dire certe cose in pubblico?
Oggi il termine civiltà è irriso, spernacchiato. Non succede a caso: fa parte di un progetto, è il modo in cui si controlla la cittadinanza. Mi ricorda quei cavalli nervosi presi a bacchettate dentro il recinto: sei lì dentro e lì devi stare. Abbiamo perso ogni diritto, anche quello di protesta: stai lì, in ordine, in fila. E non puoi darmi nemmeno una zoccolata, perché sei nel recinto.
Chi alza la testa c’è ancora. L’ha vista la famiglia Cucchi?
Certo, e dire che sono indignato per quello che è successo è poco. La cosa che mi impressiona è la sfacciataggine, la prosopopea delle forze dell’ordine: non tutti, ma tanti ormai, rivendicano senza problemi la possibilità di colpire e castigare a loro piacere chiunque si permetta di resistere alle loro violenze. Chiunque non sia supino.
L’impressione è che non sia un’esclusiva degli uomini in divisa.
E infatti non lo è. C’è un clima generale che mi ricorda le deliberate violenze delle guerre coloniali. Il popolo diventa colonia, la violenza negli uomini diventa la valvola per dare sfogo alle proprie inibizioni. Lo fanno con una irruenza smaccata perché dietro c’è la certezza di essere impuniti.
Manca la condanna sociale?
C’è un governo che copre, che difende: la gente deve sentire il rispetto, quasi il timore, del potere.
Che c’entra Renzi?
Lui non prende nemmeno posizione, non si mette neanche in campo. Non fa commenti. Non va a Genova dagli alluvionati, manda i suoi accoliti. Lui è sopra: come il re. Lui è l’eccellenza.
Gli operai, i gay, i detenuti. Chi saranno i prossimi a non essere all’altezza?
Basta poco per non andare bene. Perfino un abito fuori dalle regole, perfino una danza in piazza. Aspettano solo il momento giusto: poi ti spiano e notano se stai fumando uno spinello nella piazza delle colonne con gli amici, e al momento giusto ti prendono e ti stangano. E se reagisci ti battono più forte.

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