venerdì 21 agosto 2015

UN BEL BAVAGLIO ALL’INFORMAZIONE E TUTTO E’ RISOLTO !!




Il Nuovo Centrodestra è da sempre in prima fila nel sostenere che l’omofobia sia un’opinione e che la libertà di opinione debba permettere di provocare danni o morti alle proprie vittime. Eppure quando si tratta di tutelare i potenti dalla denuncia del malaffare, è proprio dai banchi del Ncd che arriva una mozione volta a chiedere dai 6 mesi ai 4 anni di carcere per chiunque diffonda le intercettazioni. Intercettazioni che, è bene ricordarlo, ad oggi rappresentano il principale metodo che ha permesso di scoprire i grandi scanbdalid el nostro Paese.
A cinque anni dal fallito tentativo di Berlusconi, il governo sta nuovamente cercando di introdurre una nuova legge bavaglio che possa tutelare i potenti. Il,l tutto con una fretta disarmante: per discutere dei diritti civili dei cittadini non sono bastati due anni ma e per tutelare gli interessi dei potenti si è ricorsi ad una cortsia preferenziale.
«Non volete le intercettazioni perché ne avete paura, perché avete sempre qualcosa da nascondere e da temere, la trasparenza è vostra nemica naturale -attaccano i deputatiM5S- I partiti vogliono punire severamente i giornalisti che si azzarderanno a pubblicare le intercettazioni, portando a compimento quel “bavaglio” che neanche Berlusconi era riuscito a mettere. Questo perché le intercettazioni finora hanno rappresentato lo strumento più incisivo per scovare casi di malaffare, corruzione, scambi di tangenti e mazzette, e per far conoscere ai cittadini tutti gli scandali politici. MoseExpo, soldi pubblici alla Lega Nord, connivenze di Mafia capitale, il rolex e i lavori al figlio di Lupi, consigli di politici sul come eludere le leggi fino alla scia di ricatti che ha portato Matteo Renzi a Palazzo Chigi e al caso De Vincenti su Tirreno Power. Su questa strada, però, i partiti troveranno la nostra durissima opposizione: siamo pronti a dar battaglia per difendere le intercettazioni e la libertà d’informazione».
fonte: http://gayburg.blogspot.it/2015/07/intercettazioni-il-governo-vuole-una.html

giovedì 20 agosto 2015

Questo Renzi non ve lo dice...



Ha ragione Matteo Renzi: l’Italia cresce e anche con un’invidiabile velocità. Il guaio è che cresce dove non conviene. In due anni e mezzo di legislatura, nonostante la decadenza del pregiudicato Silvio Berlusconi, in Parlamento è cresciuto a dismisura il numero di indagati, imputati e condannati.
AGLI INIZI del 2013, catapultati con i listini blindati del Porcellum per il varo della nuova legislatura, superavano di poco i quaranta (42). Adesso sono ottanta. Senza considerare quelli che hanno problemi con la giustizia amministrativa e, in diversi casi, già hanno restituito dei soldi pubblici.
Il governo ha sempre sostenuto la linea garantista. Fu il ministro Maria Elena Boschi, appena insediato l’esecutivo di Renzi, a difendere i sottosegretari indagati. Nel frattempo, alcuni aspettano il processo, altri ne sono usciti. Va evidenziato che nel 2013 la schiera più folta era quella del Popolo della libertà, ma gli eredi – i partiti di Angelino Alfano, Raffaele Fitto e Denis Verdini – mantengono la tradizione della casa arruolando decine di inquisiti.
Renzi e la crescita: temi che coinvolgono e travolgono il Nazareno. Nel febbraio 2013, mese di elezioni politiche, il segretario era Pier Luigi Bersani e, scavando negli archivi, si scopre che gli impresentabili dem erano “soltanto” sette su quaranta. A dicembre, poi, Renzi ha conquistato il partito, un paio di mesi prima di espugnare pure Palazzo Chigi . Sarà il troppo garantistico oppure sarà una beffarda coincidenza, ma il Pd è cresciuto più di tutti: i 7 sono diventati 23,e di mezzo c’è pure l’arrestato (ora ai domiciliari) Francantonio Genovese.
NON DELUDE il Nuovo Centrodestra di Alfano, che si conferma in forma smagliante, e aggiunge indagati su indagati con solida costanza. E se capita a Ncd di perdere per un periodo un senatore – vedi il caso di AntonioAzzollini–icolleghilo salvano e poi esultano.
La formazione di Verdini, che di recente ha festeggiato il quinto rinvio a giudizio, si fa notare per una densissima presenza di impresentabili e, ovviamente, il capitano è l’ex macellaio Denis.
E pensare che, rispetto al primo giorno di legislatura, questo Parlamento è orfano di tanti protagonisti del settore: il plurinquisito Berlusconi (che ha già scontato il servizio civile per la frode Mediaset), il condannato (prescritto) Lorenzo Cesa che ha preferito l’Europa (come Raffaele Fitto, anch’egli nei guai con la giustizia) e il fresco di rinvio a giudizio Nichi Vendola per la vicenda Ilva.

Gravissima accusa di di Battista: Il 12 e 13 giugno..

Gravissima accusa di di Battista: Il 12 e 13 giugno 2011 VENTICINQUE MILIONI DI ITALIANI hanno votato per rendere la gestione dell’acqua PUBBLICA! Ma solo ieri il PD ha bocciato l’emendamento del M5s per far rispettare il referendum !!



Il 12 e 13 giugno 2011 VENTICINQUE MILIONI DI ITALIANI hanno votato per rendere la gestione del servizio idrico PUBBLICA! L’acqua non deve essere una merce. Ad oggi il referendum è ancora disatteso.
Ieri il M5S ha proposto un emendamento per farlo rispettare. Il PD l’ha bocciato. Quanti elettori del PD hanno votato SI’ a quel referendum? Quanti elettori del PD vogliono l’acqua pubblica? Quanti elettori del PD sono ancora disposti ad ingoiare l’ennesima porcata che viene dal loro partito?
E’ difficile prendere atto del fallimento, me ne rendo conto, ma prima lo fate e meglio è. Il PD è un comitato d’affari, altro che un partito democratico.

mercoledì 19 agosto 2015

Case quirinalizie, dopo i tagli resta il privilegio.


CASTA E PALAZZI La presidenza della Repubblica risponde al Fatto rivendicando il proprio operato. Ma conferma gli affitti di favore.



L’articolo del Fatto Quotidiano del 15 agosto,relativo alle recenti decisioni assunte in tema di alloggi di servizio dalla Presidenza della Repubblica, non coglie appieno la portata delle nuove disposizioni”.   IL QUIRINALE INIZIA così la lettera inviata al nostro giornale, e pubblicata qui sotto, dopo il decreto presidenziale sugli alloggi di servizi dati in“concessione”.   Quello che la Presidenza della Repubblica propone è un altro punto di vista di una notizia che non viene smentita.
Punto di vista pienamente accolto ieri da diversi organi di stampa che, dopo la pubblicazione della notizia da parte del Fatto, hanno ripreso titolato: “Tagli al Quirinale, Mattarella: ‘Via chi non ha i requisiti’”. Un modo per rivendicare la funzione di moralizzazione del Presidente.   Che Sergio Mattarella abbia fatto dei tagli è vero: da settembre,infatti,si deciderà a chi dare gli appartamenti ‘di servizio’,liberando anche“vaste aree immobiliari vicino al Quirinale,che quindi saranno destinate a un uso pubblico”.   Gli alloggi verranno distribuiti tra il personale del Segretariato Generale ma solo a chi è ritenuto necessariamente reperibile 24 ore su 24,anche oltre l’orario d’ufficio. Si produrrà, così, “un risparmio di denaro pubblico” mentre il nuovo regolamento punta a mettere fine“all’esistenza di alloggi di servizio non motivata da esigenze dell’Amministrazione”. La preoccupazione per gli sprechi di denaro pubblico e l’ansia di dare segnali positivi in tal senso caratterizza l’azione del Quirinale dal momento del suo insediamento. Nell’articolo pubblicato dal Fatto,però, scrivevamo che il canone che dovrà pagare il personale selezionato, sarà di gran lunga   inferiore a quello degli affitti in zone così centrali a   Roma.   SECONDO IL DECRETO firmato il 6 agosto sui 58 appartamenti che fanno parte del Fabbricato San Felice, di quello Martinucci, delle Scuderie d a T i r o e d e l P a l a z z o d i Sant’andrea,“gli alloggi di servizio sono assegnati, anche secondo un principio di rotazione,al personale del Segretariato generale chiamato a svolgere funzioni e mansioni la cui piena ed effettiva continuità di esercizio è ritenuta strettamente necessaria per il buon andamento e l’efficienza dell’Amministrazione”. Chi rientrerà in questa categoria dovrà pagare un canone (oltre le utenze e il secondo parcheggio) assai ridotto rispetto ai prezzi di mercato. Come stabilito dall’articolo 8 dello stesso decreto, “3 euro e 60 al metro quadrato, per i primi cento metri;5 euro e 40 al metro quadrato, per i metri quadrati eccedenti i primi cento”.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 17/08/2015.

mercoledì 12 agosto 2015

Ufficiale, PROIBITO IL CROCIFISSO DALLE SCUOLE.




Sentenza storica della corte europea. Secondo quanto afferma il giudice tedesco Berg Bilden, il crocifisso dovrà essere rimosso dalle scuole e dagli uffici pubblici in tutta Europa. Tutto è iniziato anni fa, quando l’associazione atea “SIN DIOS” ha raccolto e protocollato le richieste di buddisti, induisti, islamici, shintoisti presenti sul territorio europeo. I fedeli di queste religioni, infatti, non si sentirebbero rappresentati dal simbolo cristiano.
Il presidente dei “SIN DIOS” ha detto: “Giusta la sentenza del giudice Bilden. Ogni Stato europeo è, prima che cristiano, laico. L’iconografia religiosa, di alcun tipo, nei luoghi pubblici, appare quindi, fastidiosa, sbagliata. Questo non è un atto iconoclasta, di distruzione della storia e delle tradizioni, è invece un atto di civiltà. Siamo felici che la nostra associazione si sia battuta strenuamente e vittoriosamente per una battaglia simile”.
Non ci sta però il vescovo di Cracovia Immanuel Perlacroce che ai nostri microfoni ha dichiarato: “Scandaloso. Pensate se avessimo detto venti anni fa ai nostri genitori, ai nostri nonni, che non avremmo avuto nemmeno il diritto di mostrare in questa terra, cristiana da sempre, i simboli della nostra fede. Sarebbe stato impossibile un tempo. Una sentenza di un giudice senza memoria cancella secoli di cultura, storia, religione. Faremo ricorso”. Dal Vaticano ancora nessuna voce di protesta. Per ora l’unica nota di colore dal mondo cattolico italiano proviene dal prete di Vergate sul Membro Don Andrei che ha detto: “Coi crocifissi curo la gente. Come può un giudice non capire l’importanza della croce che ci protegge da mali di ogni sorta. Vedrete che nei prossimi mesi accadrà qualcosa di brutto senza i nostri simboli ovunque.” Il noto intellettuale Diego Figa ha parlato di attacco all’Europa: “Il capitalismo ha ormai colonizzato ogni spazio del presente. Dall’economia alla mente, ai simboli. Ci vogliono macchine depensanti al servizio dell’industria unica e delle banche. Dobbiamo fortemente schierarci contro questo modello di Europa.” Siamo di fronte alla fine dell’Europa Cristiana? Staremo a vedere

Papa Francesco ai fedeli: “Corano e Bibbia sono la stessa cosa”.


Oggi, durante l'udienza generale  il Papa a Roma ha fatto un discorso molto importante sull’importanza della tolleranza religiosa. Durante il suo lungo discorso, un sorridente Papa Francesco ha spiegato come secondo lui il Corano e gli insegnamenti spirituali in esso contenute, sono altrettanto validi come la Sacra Bibbia.
“Gesù Cristo, il Signore, Allah. Questi sono tutti i nomi utilizzati per descrivere un’entità che è decisamente la stessa in tutto il mondo. Per secoli, il sangue è stato versato inutilmente a causa del desiderio di separare le nostre fedi. Questo, comunque, dovrebbe essere il concetto che ci unisce come persone, come nazioni, e come un mondo vincolato dalla fede. Insieme, siamo in grado di determinare un periodo di pace senza precedenti, tutti dobbiamo assolutamente avere rispetto per ogni altro credo, perché siamo tutti figli di Dio, indipendentemente dalla denominazione della nostra religione e del nostro Dio. Siamo in grado di realizzare le cose miracolose nel mondo unendo la nostra fede, e il tempo per farlo, è adesso. Corano e Bibbia, due facce della stessa medaglia, di uno stesso Dio”.
Il Papa aveva già attirato a se dure critiche a dicembre, dopo essere uscita una foto raffigurante Papa Francesco che bacia un Corano. La foto è stata scattata durante un incontro con i leader musulmani dopo una lunga preghiera musulmana tenuta in Vaticano.
Francesco sembra essere fortemente determinato nel trovare una unione fra le due Fedi, e mettere fine all’intolleranza che da secoli affligge le due più diffuse religioni al mondo.
Il Vaticano si incontrerà di nuovo con i leader musulmani a fine settembre dove hanno intenzione di parlare di ulteriori misure che possono essere adottate per unire le due religioni, in un unico credo più forte e pacifico

NASCE IL PRIMO PARTITO ROM IN ITALIA, A SOSTEGNO DELLA COMUNITA’ ROM.



La questione rom è da mesi sulla bocca di tutti. “Basta campi rom” è un mantra che sentiamo ripetere da una sponda politica all’altra in toni più o meno duri, nei talk show come sui giornali. Ma finora il problema è ancora vivo e la soluzione sembra parecchio lontana.
C’è chi definisce i campi i “lager” del terzo millennio: secondo Amnesty International, la segregazione dei campi rom fuori città rende difficile per i bambini andare a scuola regolarmente e per gli adulti trovare lavoro (a fine febbraio, Amnesty, insieme ad altre associazioni per i diritti umani, aveva denunciato, in una lettera al Comune di Roma, la discriminazione messa in atto nei confronti di rom e sinti); c’è, invece, chi focalizza l’attenzione sulle attività illegali che i rom svolgerebbero, sul poco controllo che ci sarebbe all’interno dei campi, invocando, a mo’ di slogan, sgomberi e ruspe. In tutto questo marasma generale, ove ogni opinione pare uguale all’altra e pare disperdersi nel nulla, prende forma una voce controcorrente che cerca di inquadrare il problema da un’altra prospettiva: non più “contro i rom” ma “con i rom”, dalla parte dei rom.
Durante la conferenza stampa, tenutasi, a Roma, nel campo di via Cesare Lombroso, Imer Dascha, leader del movimento, ha detto:”In Italia, ci sono circa 160 000 rom, di questi, il 60% sono cittadini italiani, quindi aventi diritto al voto. Finora molti rom e sinti, non sentendosi rappresentati politicamente, hanno preferito astenersi; è bene quindi fondare un partito che possa convogliare questi voti fino a questo momento inespressi”. Non si conosce ancora quale sarà il nome del partito, fonti vicine alla comunità ci dicono che probabilmente alla fine verrà scelto il nome“NOI ROM”, oppure il più colorito “LEGA ROM”, sta di fatto che, viste le affluenze bassissime delle recenti elezioni regionali, il partito rom potrebbe raggiungere risultati importanti, toccando percentuali anche significative.
Ancora da chiarire in che area del parlamento il movimento potrà collocarsi. Marco Pannella, leader storico dei Radicali, ha detto:” Oggi è un bel giorno per la democrazia. È giusto che, in maniera non violenta, possa esprimersi ogni minoranza”. Nel centrodestra e nel Partito Democratico ancora nessuno ha lasciato dichiarazioni, forse cercando ancora di capire come possa in futuro svilupparsi il movimento e quanto conveniente sia stringere o meno alleanze. Nei prossimi giorni verrà lanciato il logo e indicate le sedi nei principali capoluoghi italiani. Che sia la fine del tripolarismo e l’avvio di un quadripolarismo tutto italiano? Staremo a vedere.

martedì 11 agosto 2015

Ecco l’Italia di Renzi: non ha 82 euro per il ticket, rifiutato esame ad un disoccupato 62enne.


Siamo alla frutta come direbbero i giovani. Ecco uno spaccato dell’Italia di questi tempi, grazie anche alle leggi introdotte dal Governo Renzi.
L’Oct è un esame diagnostico molto importante che consente di analizzare nel dettaglio la macula della retina e il nervo ottico per scoprire patologie ma non è compreso dei Lea, livelli essenziali di assistenza, e si può effettuare solo in Alpi al costo di 82 euro e in regime di ricovero.
La richiesta di effettuare tale esame è stata fatta da Pronto Soccorso del Vito Fazzi di Lecce dove il 62enne di è recato per una visita d’urgenza su consiglio del medico curante a seguito di un pesante abbassamento della vista. “sono anche diabetico, il medico si è preoccupato e mi ha spedito al Pronto soccorso, con tanto di impegnativa ed esenzione ticket».
Poi l’amara sorpresa allo sportello Cup del “Vito Fazzi”: “possiamo prenotare l’esame per domani, a pagamento”. In esenzione si può fare, invece, la fluoroangiografia, molto costosa e il campo visivo.
“La Regione non ha ancora dato un codice a questo esame e può inserirlo nei percorsi di cura in esenzione” spiega Salute Salento “ma deve farlo a proprie spese. E siccome la Puglia è ancora in Piano di rientro non è possibile”.

mercoledì 22 luglio 2015

Grecia: ecco la prima città dove provano a vivere senza l'euro




In Grecia c'è già chi prova a vivere senza euro, ma con una propria moneta. Da ben prima che il falco tedesco Wolfang Schaeuble ipotizzasse una Grexit temporanea, con ritorno alla Dracma, nella città di Volos si usava il Tem, una moneta parallela all'euro. 140 mila abitanti circa, a nord-est di Atene nella Tessaglia, Volos è la prima città della Grecia che prova a sfruttare il meccanismo di una moneta nata sul web, non ancora stampata, ma che aiuta a far girare l'economia interna.
La genesi - All'inizio sono stati in 50 ad iscriversi sul sito dell'ingegnere informatico Christos Papaioannou, a ognuno è stato rilasciato un credito di 300 Pcs. Oggi sono in 800 tra commercianti e cittadini che fanno scambi e vendono prodotti e servizi.
Cosa è - I promotori, scrive Il Giornale, chiariscono che non si tratta di una vera e propria moneta, ma giocando sulle parole la chiamano unità di scambio che un gruppo di persone usa tra loro. Lo scopo è permettere ai commercianti di svuotare i magazzini pieni di merce invenduta e ai cittadini rimasti senza euro contante di acquistare beni di prima necessità.
I limiti - Il Tem gode del suo valore solo all'interno della rete degli iscritti. Tutto quello che è fuori deve essere ancora pagato con l'euro, dagli affitti al carburante passando per le bollette delle utenze domestiche. Chi è riuscito a guadagnarci, ad esempio, è stato un gruppo di coltivatori che ha scelto di smaltire la propria produzione nel solo mercato interno cittadino: usando il Tem come valuta sono riusciti a vendere frutta e verdura a prezzi vantaggiosi.

I favori del governo alle lobby del tabacco



"Come la Fondazione Vedrò dell'allora premier Enrico Letta veniva finanziata dalle lobby del gioco d'azzardo, poi ricompensate con il famoso condono da 2,5 miliardi nel decreto Imu, così oggi scopriamo che anche la Fondazione Open dell'attuale Presidente del Consiglio è finanziata da lobby come la British American Tobacco (BAT), che nel 2014 ha versato nelle casse della Fondazione 100 mila euro. Secondo un'inchiesta pubblicata oggi dal Fatto Quotidiano, a luglio scorso il Ceo della multinazionale delle sigarette incontra il premier proprio nei giorni in cui si parla del riordino delle accise sul tabacco e più tardi, secondo la ricostruzione de Il Fatto, la partita si chiude con la BAT che ottiene per le marche di fascia bassa di sigarette una tassazione più agevolata rispetto a quella prevista in principio, evitando così il pericolo di una stangata. Alla luce di quanto emerso da questa inchiesta ci chiediamo: è normale che un Presidente del Consiglio possa continuare a farsi finanziare la propria Fondazione da grandi gruppi di potere direttamente interessati dalle scelte dell'esecutivo? Quanto questi finanziamenti arrivano a condizionare queste scelte? Sono domande legittime, che se inevase gettano ombre inquietanti sull'azione del governo. Per questo chiediamo che il premier venga a riferire in Parlamento." Bruno Marton, capogruppo M5S Senato

Mafia, pentito: "Alfano portato da Cosa Nostra. Berlusconi pedina di Dell'Utri



Incredibili dichiarazioni rilasciate dal killer di Barcellona Pozzo di Gotto, ce ne parla Giuseppe Pipitone sul fatto quotidiano:
" Il ministro dell'Interno Angelino Alfano? "Portato da Cosa nostra, ma poi gli ha voltato le spalle". Forza Italia? "Nata per volere dei servizi segreti". Silvio Berlusconi? "Una pedina nelle mani di Marcello Dell'Utri". Il pm Nino Di Matteo? "Lo vogliono morto sia Cosa Nostra che i servizi segreti". Parola di Carmelo D'Amico, l'ex killer di Barcellona Pozzo di Gotto, oggi diventato l'ultimo super testimone dell'inchiesta sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra.
È un collaboratore importante D'Amico, un pentito che i pm del pool Stato - mafia considerano altamente credibile. Merito delle confidenze raccolte nei due anni trascorsi in carcere con Nino Rotolo, il boss di Pagliarelli fedelissimo di Bernardo Provenzano. "Rotolo mi disse che Matteo Messina Denaro non è il capo di Cosa nostra, perché è il capomandamento di Trapani: ma il capo di Cosa nostra non può essere un trapanese, deve essere palermitano", è uno dei tanti passaggi della deposizione di D'Amico, ascoltato come testimone dalla corte d'Assise di Palermo che sta processando politici, boss mafiosi ed alti ufficiali dei carabinieri per il patto segreto tra pezzi delle istituzioni e Cosa Nostra."

Tsipras avrebbe chiesto alla Russia 10 miliardi di dollari per stampare la dracma




l primo ministro greco Alexis Tsipras avrebbe chiesto al presidente russo Vladimir Putin 10 miliardi di dollari per stampare dracme, secondo quanto riporta il quotidiano "To Vima",
Il quotidiano cita Tsipras dire nella sua ultima intervista principale all'emittente nazionale greca ERT che "affinché un paese possa stampare la propria valuta nazionale, ha bisogno di riserve in valuta forte"
La risposta di Mosca è stata una menzione vaga di un anticipo di 5 miliardi di dollari sulla costruzione del nuovo gasdotto che passerà attraverso il territorio della Grecia. Tsipras avrebbe inviato le richieste di prestito simili a Cina e l'Iran, ma senza alcun risultato, dice il rapporto.
L'idea di introdurre una nuova moneta nazionale è stato esaminata da tecnocrati e dei lavoratori greci ministero delle Finanze, che hanno studiato il modello della secessione della Slovacchia dalla Cecoslovacchia all'inizio del 1993 e l'introduzione della corona slovacca, ricostruisce To Vima
Tsipras stava progettando il ritorno alla dracma dall'inizio del 2015 e contava sull'aiuto della Russia per raggiungere questo obiettivo. Secondo il quotidiano Panos Kammenos, Yiannis Dragasakis, Yanis Varoufakis, Nikos Pappas, Panagiotis Lafazanis e gli altri membri chiave della coalizione erano a conoscenza del suo piano.

domenica 19 luglio 2015

MOSTRUOSO – Ex-manager dichiara: “Alle Case farmaceutiche non importa guarirvi. Voi non siete pazienti, siete consumatori”



«Ho speso 35 anni della mia vita lavorando nell’industria farmaceutica … e loro non fanno altro che annientare la popolazione di questo mondo … perché lo fanno? Perché vogliono fare soldi, soldi, soldi … A loro non importa della vostra vita, a loro importa solo del loro portafogli … Non sono interessati a curare nessuna delle vostre malattie: tutt’altro. Sono interessati a farvi prendere NUOVE malattie … Voi per loro non siete pazienti. Siete consumatori.»

Chi parla è John Rengen Virapen, ex rappresentante di commercio per la filiale Eli Lilly & Co, uno dei colossi farmaceutici mondiali che compongono la Big Pharma. Virapen non è un santo, ma un pentito. La sua testimonianza è visibile su un video diffuso da Youtube (che è in fondo all’articolo), un estratto dal Convegno AZK che si tenne in Germania nel maggio 2009. Un anno dopo, lo stesso Virapen pubblicò un libro per raccontare nel dettaglio i meccanismi che stanno alla base del mercato dei medicinali. Il libro si titola “Side effects: Death. Confessions of a Pharma-Insider” (“Effetti collaterali: morte. Confessioni di un membro interno della Pharma”) ed e disponibile anche su Amazon.
Nel libro, Virapen si sofferma a lungo nel raccontare il caso “Prozac”.
«Io ho corrotto il governo svedese per ottenere l’autorizzazione a vendere il Prozac in Svezia. E la Svezia ha il Premio Nobel per la Medicina. E così l’evento è stato un esempio per gli altri paesi. Perché l’ho fatto? Perché la società mi disse che la mia carriera professionale avrebbe potuto dipendere da questo…»
Nato in Guyana (Sud America) da genitori indiani, nel 1960 Virapen emigrò in Europa, affamato e senza casa. Presto si trasferì in Svezia, mosso dall’amore per una donna che incontrò nei suoi viaggi. E lì ottenne un lavoro come rappresentate di commercio per la Eli & Co. Virapen contattava i medici locali, li corrompeva con piccoli regali e li incoraggiava a prescrivere farmaci della sua azienda. Così iniziò la sua scalata professionale alla Lilli & Co, di promozione in promozione, fino a diventarne un dirigente. Oggi Virapen è in pensione e – reo confesso – punta il dito sul sistema, denunciando il meccanismo che muove tutto il mercato delle industrie farmaceutiche. Secondo l’ex dirigente, le lobby farmaceutiche hanno il solo scopo di fare sentire le persone malate e di proporre loro nuovi farmaci.
Non sappiamo cosa abbia mosso Virapen a una denuncia tanto trasparente, tuttavia la sua non è una voce isolata.
Gli effetti collaterali sono alla base della medicina allopatica e, come abbiamo già spiegato più volte in questo blog, sono sempre presenti. E così il paziente che prende un antinfiammatorio per curare un dolore muscolare, danneggia inevitabilmente il suo stomaco, poiché i FANS agiscono bloccando la produzione di prostaglandine, una proteina che viene secreta nel corpo in caso di infiammazione ma che, allo stesso tempo, è sempre presente a livello della mucosa gastrica con lo scopo di proteggere lo stomaco.
Le terapie sintomatiche, come accusa Virapen, sfruttano gli effetti collaterali per creare dipendenza dai farmaci. Il paziente guarisce da una malattia, ma poi ne manifesta un’altra. E allora torna a rivolgersi dal medico.
Come si potrebbe evitare tutto questo?
Il nostro corpo in realtà è una macchina perfetta che ha già dentro di sé tutte le risorse per auto-guarirsi. Qualsiasi medicina prendiamo, alla fine è il nostro sistema immunitario che ci permette di recuperare la nostra salute. Infatti ogni sostanza non è altro che un informazione che diamo al nostro corpo affinché esso compia un comando. Il sistema immunitario legge l’informazione e provvede ad auto-rigenerarsi. Prima della medicina farmaceutica, l’uomo si curava riequilibrando le informazioni del proprio corpo in diversi modi. Nel libro The Healing Code, il dottor Alexander Loyd spiega che la storia dell’uomo può essere divisa in cinque “età” della guarigione: preghiera, fitoterapia, farmaci, chirurgia ed energia.
La preghiera è stato il primo modo con cui l’uomo cominciò a comunicare con il suo inconscio, che è la parte della nostra mente che regola tutte le nostre funzioni biologiche. Poi la fitoterapia sfruttò le informazioni di determinate piante o minerali o vitamine; successivamente si sviluppo la farmacia, che cura attraverso la somministrazione di sostanze chimiche (le quali, però, hanno sempre effetti collaterali); infine è arrivata la chirurgia, che “rimuove” il problema attraverso un intervento operatorio.
E l’energia?
L’energia è l’ultima frontiera della medicina, quella che il dottor Giuseppe Genovesi, presidente dello PNEI, ha già definito la Medicina Moderna. Essa si sviluppa in seguito alle scoperte della Fisica Quantistica, da Albert Einstein in avanti, ma in realtà fonda le sue origini in tempi molto più antichi: la medicina tradizionale cinese, infatti, già seimila anni fa curava riequilibrando i flussi di energia nel nostro corpo attraverso l’agopuntura o i cinque elementi.
Oggi, il Metodo RQI del dr. Marco Fincati attinge al sapere antico e lo fonde con quello più recente, basandosi su un modus operandi scientifico e, quindi, riproducibile da chiunque. Se il nostro corpo ha già tutte le risorse per auto-star-bene, tutto quello che ci serve per la nostra salute è maggiore consapevolezza in quello che siamo. E allora saremo davvero liberi dal sistema, dai farmaci e dai loro effetti collaterali.

"MI VERGOGNO DI ESSERE POLIZIOTTO. CI SIAMO SCHIERATI CONTRO LA NOSTRA GENTE PER FARE POSTO AI CLANDESTINI”




(di Francesco Curridori) - "Per la prima volta in vita mia, e sono vent’anni che sono in polizia, mi vergogno di essere un poliziotto.


Mi vergogno per quello che i miei colleghi hanno fatto a Casale San Nicola. Se fossi stato lì avrei abbandonato la divisa e mi sarei unito alla gente: alla nostra gente". Lo scrive al giornale online voxnews un agente contrario ai metodi usati ieri per sgombrare il presidio dei residenti del quartiere romano che sono stati caricati dalla polizia dopo l'arrivo dei 20 profughi che alloggiano presso la ex scuola Socrate, ora adibita a centro d'accoglienza.


"Come è possibile, - si chiede il poliziotto - esserci ridotti a manganellare le nostre madri e i nostri padri, per eseguire gli ordini di ladri e mafiosi che stanno al governo? Ci siamo schierati contro la nostra gente per fare posto ad un centinaio di clandestini, che poi sono gli stessi che ogni giorno troviamo a spacciare per le strade di Roma!". E poi arriva un appello che ha del clamoroso: "Io mi rivolgo ai miei colleghi: rifiutatevi! Non obbedite agli ordini di un prefetto come Gabrielli, che ha l’unico scopo di fare carriera politica nel Pd". 

"E voglio dire ai cittadini che la maggioranza dei poliziotti sono con loro. Ma la questura, - continua il poliziotto - quando c’è una situazione simile, seleziona gli agenti, manda a manganellare chi non vuole i profughi i “poliziotti adatti”, quella minoranza che per quattro soldi è pronta a tutto. Sanno che se mandassero poliziotti scelti a caso, disobbedirebbero agli ordini". "Da poliziotto - conclude l'agente - chiedo scusa ai residenti di San Nicola, come cittadino sono con voi!".

sabato 13 giugno 2015

Cardinali milionari: pubblicato il dossier censurato dal Vaticano!!!

Vaticash, clero e ricchezza: ecco i cardinali milionari


Appartamenti, edifici, terreni: in un libro, le fortune di tutti i cardinali, dati aggiornati ad aprile 2014.

San Pietro non aveva conto in banca” ha detto papa Francesco I di recente, il cui nome certo esprime un’intenzione quanto meno a ispirarsi alla povertà, a quella “chiesa dei poveri” tanto cara al fondatore dell’ordine mendicante per eccellenza.
Un conto in banca sembrano averlo però molti sotto la mano di Santa romana Chiesa. E anche bello cospicuo, senza contare le proprietà e i beni. Precisiamo, moltissimi ottenuti in modo assolutamente lecito, per eredità familiari o lasciti testamentari, molti dei quali raccontati dal giornalista Mario Guarino, su Vaticash, il suo nuovo libro di inchiesta edito da edizioni Koinè.

Condensati in queste pagine vi sono mesi di ricerche catastali, sui patrimoni personali di oltre cento alti prelati, dati aggiornati all’aprile 2014, tutti dichiarati regolarmente al fisco. Insomma, nessuno scandalo giudiziario, nessun libro denuncia, ma una riflessione su ricchezza e povertà religiosa, con frequenti rimandi ai vangeli e citazioni di Bergoglio.
Tra i nomi che compaiono nel libro, molto ricco e ben documentato, compare anche Monsignor Liberio Andreatta, il responsabile dell’Opera Romana Pellegrinaggi, con 38 fogli di visure immobiliari al catasto, terreni coltivati tra la Maremma e le campagne di Treviso, un edificio di 1432 metri quadrati e tre immobili in usufrutto e una serie di fabbricati rurali tra Fibbianello e Semproniano. Oppure l’arcivescovo di Palermo, cardinale Paolo Romeo, con 8 appartamenti e sei monolocali monolocali, 22 vani abitativi, edifici residenziali, terreni coltivati, tra cui un vastissimo agrumeto.
L’arcivescovo ciellino Ettore Balestrero, classe ’66, pur ricoprendo il ruolo di nunzio apostolico in Colombia., conserva numerose proprietà in Italia, tra cui una residenza di dieci vani a Roma, in via Lucio Afranio, altre quattro unità immobiliari a Genova e un appartamento in nuda proprietà a Stazzano, nell’Alessandrino, dove risulta anche possessore di molti terreni agricoli e boschi da taglio.
Passando per il vescovo Giorgio Corbellini, comproprietario di circa 500 ettari di boschi, due fabbricati e altre centinaia di ettari di pascoli e terreni seminativi sulle colline di Bettola (Piacenza).
Il cardinale Domenico Calcagno presidente dell’Apsa, intestatario di un appartamento di 6,5 vani in via della Stazione di San Pietro e altri quattro edifici residenziali nel suo paese natale.Inoltre, insieme a due parenti, è comproprietario di oltre 70 ettari di campi e vigneti in Piemonte.
E ancora gli appartamenti di Camillo Ruini, diCarlo Maria Viganò e, per terminare in bellezza, un caso a dir poco “singolare”: quello di don Agostino Coppola, ex parroco di Carini, arrestato e condannato perché complice del clan mafioso dei corleonesi. Fu lo stesso che sposò in segretoTotò Riina quando era in latitanza. Smessi i panni da uomo di Chiesa, a don Coppola vennero sequestrati tutti i beni scoperti dai giudici di Palermo. Eppure, ad oggi, misteriosamente l’ex prete risulta proprietario di 83 ettari di uliveti e 14 di agrumeti a Carini. A nome del defunto e dei suoi familiari è registrato pure il possesso perpetuo (con l’antico sistema dell’enfiteusi) di altri 49 ettari di campagne e due fabbricati a Partinico.
Un viaggio attraverso nomi più o meno noti, che di certo riserverà non poche sorprese.

martedì 9 giugno 2015

L’Italia è in guerra nel Baltico! Stanno violando l’art. 11 della Costituzione, ma né il Presidente Mattarella né i nostri politici dicono niente. Ma soprattutto nessuno sa niente perchè i media di regime non ne parlano !!


Pochi in Italia leggono determinate riviste tecniche, anzi militari. Peccato. Il 28 dicembre 2014, in ossequio ai voleri di Washington platelmente ossequiati dal primo ministro pro tempore Matteo Renzi (uno non votato dal popolo sovrano ma imposto dal Napolitano), 4 cacciabombardieri Typhoon italiani, armati con bombe a caduta libera, missili aria-aria e cannoni mauser bk 27, sono atterrati in Lituania, a Siauliai. I velivoli da guerra tricolore provengono dal 4° stormo di Grosseto, dal 36° di Gioia del Colle e dal 37° di Trapani, affiancati da personale del comando logistico e del Cofa (Comando operativo delle forze aeree). Fatto ancora più inquietante è che il colonnello Marco Bertoli, comandante del distaccamento italiano di ben 96 militari dell’arma azzurra subordinati alla NATO, ha dichiarato alla rivista Aeronautica & Difesa (numero 341- marzo 2015, pagina 44):
«Cambieremo i piloti a rotazione ogni mese scegliendoli tra i più esperti ma anche tra i giovani. L’unica condizione importante è che siano tutti combat ready, per essere in grado di svolgere la loro missione».
Ora i militari italiani, senza che il Parlamento abbia autorizzato una missione di guerra non annunciata ufficialmente, sono a capo, per volere della NATO, del Baltic Air Policing (polizia aerea sul Baltico), dopo l’acuirsi delle tensioni in Ucraina fomentate dal Pentagono e dalla Central Intelligence Agency. Per la cronaca, la Russia non è ostile all’Italia e non ha dichiarato guerra al nostro Paese.
I vetusti Typhoon (velocità massima Mach 2) risalenti al 1994 fronteggiano i Mig 31, caccia intercettori, ossia da combattimento che sfrecciano a Mach 2,8 e oltre.
Come mai il novello inquilino del Quirinale, Sergio Mattarella, a capo delle forze armate nostrane – con un passato di ministro della difesa (silente sulla vicenda dell’uranio impoverito targato a stelle e strisce, che ha fatto ammalare a morire tanti soldati italiani) durante la guerra scatenata dal patto atlantico contro la Jugoslavia, e che ha visto la partecipazione diretta nei bombardamenti delle forze armate tricolori – tace, dinanzi alla palese violazione dell’articolo 11 della Costituzione? Oltretutto, l’Italia è un obiettivo sensibile in caso di conflitto bellico con la Russia, poiché in violazione del trattato di non proliferazione nucleare (TNP) sottoscritto anche da Italia e Stati Uniti d’America nel 1968, e ancora una volta senza alcuna autorizzazione del Parlamento nostrano, ospita a Ghedi ed Aviano, un arsenale di ordigni nucleari modello b61, di proprietà United States of America. Chi paga e quanto costa esportare la guerra fuori dai propri confini nazionali? Ovviamente, i soldoni sono sganciati dalla collettività; vale a dire che a pagare sono sempre quei fessi dei contribuenti italidioti, mentre l’eterodiretto governicchio in carica ha sottratto risorse per ben 4 miliardi di euro alla sanità pubblica mentre le scuole pubbliche cadono a pezzi, nonostante le promesse nel 2009 della Gelmini, sotto il governo del piduista Berlusconi tessera gelliana numero 1816 (come ha stabilito la Corte d’Appello di Venezia con sentenza poi passata in giudicato).
Non a caso, il 20 gennaio 2015, non secoli fa, la commissione difesa della Camera, conseguente a quello positivo del Senato risalente allo scorso dicembre, ha espresso parere favorevole ad un finanziamento di ben 5,4 miliardi di euro per fornire alla Marina militare nuove unità dual use (ovvero anche per fare la guerra). Infatti, i pattugliatori polivalenti d’altura sono stati concepiti per assolvere sia compiti militari che di sorveglianza delle aree marittime. L’unità anfibia multiruolo è in grado di soddisfare un ampio spettro di missioni: da quelle belliche alle operazioni nazionali e internazionali. Il tutto alla voce della legge di stabilità 2014 varata dall’esecutivo di Matteo Renzi. A proposito: date un’occhiata alla direttiva di guerra emanata e, dunque, in vigore, dal ministro della Difesa italiano.

lunedì 8 giugno 2015

debito pubblico? E’ una truffa! Sapete che la BCE potrebbe cancellarlo in 5 minuti e far ripartire l’economia? Ecco come è possibile…



La vera rivoluzione: stampare euro per cancellare il debito

Mettiamola in questi termini: la Bce stampa più moneta per permettere alle Banche centrali nazionali di comprare titoli di Stato, ovvero debito pubblico, con lo scopo dichiarato di rilanciare l’economia (crescita del Pil) e lo scopo effettivo immediato di sgravare i bilanci delle banche private.
In termini economici, il Quantitative Easing è un’aberrazione in quanto viola le leggi di mercato basate sulla domanda e sull’offerta. Un’aberrazione che però lascia intatta la vera catena che imprigiona le asfittiche economie occidentali: quella del debito.
Mi spiego: se la Ue e la Bce e la volessero davvero rilanciare l’economia, dovrebbero avere il coraggio di andare fino in fondo ovveronon di stampare moneta per comprare debito ma di stampare moneta per CANCELLARE IL DEBITO, accompagnando questo passo da misure altrettanto rivoluzionarie e benefiche come la simultanea riduzione delle imposte sia sulle imprese che sulle persone fisiche e magari varando investimenti infrastrutturali.
Pensateci bene: oggi l’Italia è già in avanzo primario ovvero lo Stato spende meno di quanto incassa, ma il debito pubblico continua a salire perché la spesa pubblica è gravata dagli interessi sul debito. Detto in altro termini: l’Italia è in una spirale da cui difficilmente uscirà, per quanti sforzi faccia. Ma questo né la Ue, né la Bce, né il Fmi lo ammetteranno mai; anzi, continuano ad alimentare la retorica delle riforme ovviamente strutturali.
Logica vorrebbe, invece, che l’aberrazione del Quantitative easing venisse usata non per continuare ad alimentare il circolo vizioso del debito, ma per spezzarlo con una misura una tantum, eccezionale, irripetibile ma straordinariamente virtuosa. Chiamiamolo Il giubileo del debito.

Ipotizzate quesito scenario: taglio lineare di un terzo del debito pubblico di ogni Paese europeo, simultanea riduzione delle imposte sulle persone fisiche di 10 punti percentuali e dimezzamento di quelle sulle società per un periodo di almeno 5 anni. Il momento sarebbe più che mai propizio, considerando che i tassi di interesse sono prossimi allo zero.
Basterebbe una semplice operazione contabile creando denaro dal nulla (ovvero con un semplice click, come peraltro si apprestano già a fare), per togliere definitivamente dal mercato una parte del debito pubblico, studiando ovviamente le condizioni appropriate (ad esempio solo sui titoli in scadenza).
Risultato: un boom economico paragonabile agli effetti di un nuovo Piano Marshall. Starebbero meglio tutti: i consumatori che si troverebbero con più liquidità in tasca, le aziende che sarebbero fortemente incentivate a investire nella zona Ue, lo Stato che troverebbe le risorse sia per le Grandi Opere che per altre riforme. Le stesse banche private che non sarebbero più costrette a comprare titoli di Stato pubblici e vedrebbero diminuire drasticamente le sofferenze bancarie nel giro di pochi mesi proprio grazie alla ripresa dell’economia reale.
La macchina, insomma, si rimetterebbe in moto.
A “rimetterci” sarebbero solo la Bce, la Commissione europea e analoghe istituzioni transnazionali il cui potere implicito di condizionamento si ridurrebbe drasticamente.
Meno debito, meno vincoli, più libertà, più mercato. Il problema è tutto qui.

lunedì 18 maggio 2015

Franco Battiato: “Obama compri gli F35 con i soldi suoi” !!


Il cantautore attacca il presidente americano e il piano di acquisto degli aerei da combattimento da parte dell’Italia.
Anche Franco Battiato, come venerdì aveva già fatto Beppe Grillo su un post all’interno del suo blog, si scaglia contro la visita del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Secondo Battiato la visita a Roma di Obama, ha avuto come unico obiettivo quello di perorare la causa degliF35, gli aerei militari che, per il loro costo, sono da tempo al centro delle polemiche politiche.
“Obama viene qui e ci dice di spendere soldi per acquistare gli F35, ma fallo con i tuoi soldi, cosa vieni a chiedere qui? Queste sono cose che non dovrebbero essere accettate: da chi ci difendiamo? Sono barzellette”.
Venerdì sera era stato lo stesso premier Matteo Renzi a parlare delle intenzioni del governo in materia, ipotizzando una riduzione delle spese militari nel loro complesso, senza escludere la commessa sugli F35.
“Le spese militari in Italia vanno ridotte. Punto. E noi le riduciamo – ha commentato il presidente del Consiglio -. Obama si arrabbia? Ha fatto la stessa cosa. Come le riduci? Abbiamo un calendario triennale”. Quanto agli F35,“quando la commissione sugli F35 avrà chiaro cosa si può fare” anche in base al contratto, “vi diremo qual è la riduzione su quel capitolo”.

domenica 17 maggio 2015

Grecia, retromarcia di Tsipras sul Pireo. Vicina la cessione del porto ai cinesi



È il porto principale del paese. L’hub commerciale fiore all’occhiello che il governo aveva promesso che non avrebbe svenduto.Atene ha però bisogno di soldi subito ed ecco allora che la privatizzazione del porto di Pireo, che finirà nelle mani – manco a dirlo – dei cinesi, diventa un passaggio chiave, nonché la prova che la Grecia è pronta a scendere a compromessi con i creditori internazionali.
L’Eurogruppo ha hiesto maggiori sforzi sul fronte delle riforme del mercato del lavoro, del sistema pensionistico e delle privatizzazioni. In cambio consentirà di sbloccare una nuova tranche di prestiti da 7,2 miliardi, fondamentali se Atene vuole evitare di fare default sulle proprie finanze pubbliche.
Il ministro della Difesa ha fatto sapere che le trattative con la Cina per la vendita di una quota del 51% del porto sono in uno “stato molto avanzato”,
“Siamo in uno stato molto avanzato per l’espansione della collaborazione molto presto”, ha dichiarato Panos Kammenos. L’accordo, che prevede anche l’inclusione di una rete ferroviaria, dovrebbe essere raggiunto entro quattro mesi.
Cosco gestisce già due scali di container al porto ed ha i mezzi e la volontà per aggiudicarsi la maggioranza del porto, ora di proprietà del governo ellenico.
In precedenza il premier Alexis Tsipras aveva bloccato la vednita del 67%. Ora l’esecutivo ha invitato Cosco e altri due investitori a presentare le loro offerte entro settembre.

Grecia, retromarcia di Tsipras sul Pireo. Vicina la cessione del porto ai cinesi

E’ finita sabato la visita della delegazione greca in Cina. Il gruppo di contatto era capeggiato dal vice premier Yiannis Dragasakis e dal ministro degli Esteri di Atene, Nikos Kotzias. È stata la prima missione ufficiale di esponenti di Syriza in Cina, la prima, soprattutto, dopo che Tsipras aveva stracciato l’accordo di vendita di una parte del porto del Pireo ai cinesi il primo giorno di governo.
Nei tavoli negoziali si è parlato molto di come aumentare l’interscambio tra i due Paesi, ma i greci hanno soprattutto cercato di ricucire con Pechino, che in Grecia aveva piani di investimento importanti. Progetti nel turismo, in terminal petroliferi, in infrastrutture ferroviarie e, soprattutto, nei porti.
Durante un colloquio telefonico con Tsipras il primo ministro cinese Li Keqiang ha sottolineato il “grande potenziale” delle relazioni tra i due Paesi sottolineando, però, l’importanza di “mantenere le promesse”, in riferimento proprio alla decisione di fermare il processo di privatizzazione del porto del Pireo.
La Cina, tramite Cosco, il maggiore gruppo di spedizioni marittime del Paese, punta a una quota di controllo del 67% sul porto del Pireo, che lo stesso Li Keqiang ha definito “un caso di successo della cooperazione bilaterale” tra Pechino e Atene. Dal canto suo il governo sta avendo difficoltà ad onorare gli impegni finanziari e vede in Pechino un alleato capace di dare ossigeno all’asfittica economia ellenica.
Il terminal del porto greco, secondo gli ultimi dati di bilancio, è responsabile di una consistente parte dei ricavi di Cosco, scriveva il quotidiano Ekathimerini, con profitti derivanti dall’attività dei terminal 2 e 3 in crescita del 25,7% su base annua nel 2014, a 26,5 milioni di euro.